Il grande trekking delle Panie

Foto di Adrian Fagg – Opera propria, CC BY-NC-SA 2.0, Collegamento
Foto di Adrian Fagg – Opera propria, CC BY-NC-SA 2.0, Collegamento

Da Gallicano si imbocca la strada per Molazzana. Poco prima del paese, si devia a sinistra e, seguendo le indicazioni per il Rifugio Rossi, si superano quattro bivi fino a giungere alla base di alcuni torrioni rocciosi (Le Rocchette), dove finisce l’asfalto e inizia lo sterrato. Si prosegue fino alla località Piglionico, dove termina la strada (Km. 14,8 da Gallicano), per continuare a piedi lungo il sentiero N°7 che, dapprima pianeggiante, quindi in salita, si inoltra nella faggeta supe­rando alcuni gradoni rocciosi.
Dopo circa un’ora e un quarto, il bosco lascia il posto al prato che copre il versante nord del Naso dell’Uomo Morto. Altri 15 minuti e si arriva al Rifugio Rossi (m. 1609) dotato di posti letto e di ristorante. Volendo usufruire di questi servizi, è bene telefonare (0583 710386) per conoscerne l’effettiva disponibilità.
Dal rifugio Rossi si prosegue lungo il sentiero N°7 fino al valico denominato “Foce Bozzara” dove, imboccando il sentiero N°126, si risale il roccioso Canale dell’Inferno e, costeggiando una voragine carsica che spesso anche in estate ospita un piccolo nevaio (Buca della Neve), si rag­giunge il crinale e quindi la vetta della Pania della Croce (m. 1858, 45 minuti dal rifugio).
Il panorama è immenso; nelle giornate più limpide spazia dal M. Amiata alle isole dell’Arcipelago Toscano, dalla Corsica alle Alpi Marittime ed ai ghiacciai del Bernina. La fascia costiera da Livorno a La Spezia appare come in un’immensa carta geografica nella quale si pos­sono riconoscere le città, i laghi, i fiumi, le strade e alcuni degli edifici principali. Splendida anche la veduta dell’intera catena delle Apuane.
Dopo la sosta in vetta si ridiscende verso Foce Bozzara e, raggiunto il sentiero N°7, si devia sulla destra, salendo fino all’aereo Passo degli Uomini della Neve, dove inizia la discesa del ripi­do prato pietroso che sovrasta la Foce di Valli (m. 1266, ore 1,30 dalla vetta).
Da questo punto, prima costeggiando sul lato garfagnino il crinale, quindi toccandone più volte il filo sugli impressionanti dirupi che si affacciano sul versante marino, si raggiunge dall’alto l’ar­co del Monte Forato (ore 1 dalla Foce di Valli).
Per la lunghezza del percorso (in totale circa sei ore e mezzo di marcia) e per i suoi disliveli (+708 e -1378), si consiglia di effettuare un pernottamento al rifugio. Ciò permette di aggiunge­re all’escursione due punti di notevole interesse: la Pania Secca (m. 1711) e, per i più allenati l’altopiano carsico della Vetricia.
Pania Secca: dal Rifugio Rossi si scende lungo il prato in direzione est, fino alla sella che separa il “Naso” dalla Pania Secca. Da questo punto, mediante tracce di sentiero, si evitano sulla sinistra alcuni speroni rocciosi, salendo quindi ripidamente al filo della cresta, che si segue fin: alla vetta, sospesa sugli strapiombi delle sue altissime pareti meridionali e nord-orientai Percorso facile ma non adatto a chi soffre di vertigini. Tra andata e ritorno occorre un’ora e qua­ranta minuti.
Altopiano della Vetricia: dal rifugio si scende il prato verso nord, fino a incontrare i prir faggi, costeggiando quindi un’impressionante voragine (Buca Larga), profonda più di 250 metri.
Qui si imbocca un ripido sentierino in discesa che conduce in breve alle prime rocce dell’alti­piano, ricco di straordinarie manifestazioni del carsismo di superficie comprendenti ampie superfici calcaree scavate da profondi solchi paralleli e le Kamenitze, singolari vaschette dal fonc: piatto, scavate dall’azione corrosiva di un’alga nera. Interessante la presenza, sulle rocce piatte, di antiche incisioni rupestri, che rappresentano figure geometriche, simboli sacri e ronc: le, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Tra gli innumerevoli crepacci e i profondi abiss maggiore dei quali è l’Abisso Revel, pozzo a salto unico di 316 metri, occorre procedere con la massima cautela.
La visita richiede almeno due ore.