Gallicano – Fornovolasco – Grotta del Vento

Grotta_del_Vento_01

Da Gallicano, si imbocca la valle dell’omonima “Turrite”. Dopo circa due chilometri si vede biancheggiare sulla destra, alla base di una parete rocciosa, l’Eremo di Calomini. Proseguendo lungo il fondovalle l’ambiente diviene sempre più severo; superato un altissimo ponte che scavalca una forra (Canale del Fogliaio), si entra in una stretta gola rocciosa, il cui fondo è occupato da un pittoresco bacino idroelettrico (Lago di Trombacco), fiancheggiato da alte pareti punteggiate qua e là da ampi cavernoni (Km. 4,5).
Lasciato sulla destra il bivio per Vergemoli, si raggiunge dopo altri quattro chilometri Fornovolasco (Km. 8), antico paese di fondovalle fondato da minatori bresciani per la lavorazio­ne del ferro che veniva estratto dalle vicine miniere di Trimpello.
Le antiche ferriere sono ormai scomparse, ma è ancora interessante passeggiare sotto le volte di pietra che, fino a un recente passato, quando le nevicate erano molto più abbondanti di oggi, servivano per spostarsi age­volmente da una casa all’altra durante i lunghi inverni.
Dalla piazza situata all’inizio del paese si stacca la breve strada che dopo 500 metri, lasciato sulla sinistra la deviazione per San Pellegrinetto, continua attraversando tre torrenti, e si arram­pica fino al parcheggio della grotta (Km. 11,5), situato sul fondo di un ampio canalone alla base delle pareti meridionali del monte Pania Secca. Pochi passi ancora e si giunge nel grande edifi­cio che ospita la biglietteria ed un grande negozio di minerali e fossili provenienti da ogni parte del mondo.
Qualora la strada risulti interrotta nel tratto Bivio per Vergemoli – Fornovolasco, è possibile rag­giungere la grotta salendo fino a Vergemoli e percorrendo la strada panoramica che sale alla località alpestre del Castellacelo e oltrepassa gli imbocchi delle antiche miniere di Trimpello. Questa strada è particolarmente consigliata alle auto per il ritorno, soprattutto nei giorni di mas­sima affluenza.


Gli itinerari sotterranei
La Grotta del Vento è suddivisa in tre parti, nettamente differenziate per caratteristiche morfo-logiche: la prima, pianeggiante per buona parte del percorso, è ricca di concrezioni calcaree; la seconda, che inizia con un profondo baratro e prosegue in leggera discesa, è in parte percorsa da un piccolo fiume sotterraneo; la terza è invece caratterizzata da ampie sale e da un grande pozzo verticale. Nessun’altra grotta turistica europea presenta altrettanta varietà di aspetti.
Primo itinerario (durata: un’ora)
Fino al 1998 l’imbocco naturale della grotta era totalmente sepolto da una grande massa detri-tica. Per consentire l’accesso ai turisti era stata scavata una trincea rivestita in cemento armato che, chiusa da una pesante porta blindata, dava l’impressione di entrare in un rifugio antiatomi­co. Per eliminare l’inconveniente, nel gennaio del 1998 fu ultimato uno scavo che rimise in luce
l’ingresso originale: un elegante portale alto e largo quasi quattro metri che immette in un’ampia galleria ellittica, le cui pareti mostrano tracce evidenti di un’attività erosiva abbastanza recente. L’escursione sotterranea continua attraversando una sala dove sono venute alla luce numerose ossa di Orso delle Caverne, grande plantigrado che trascorreva il letargo nelle grotte in un perio­do compreso tra i 200.000 e gli 8.000 anni fa. Seguono alcune marmitte d’erosione e la galleria prosegue dividendosi in due bracci sovrapposti. Quello inferiore si immerge totalmente nell’ac­qua di un sifone, quello superiore, artificiale, consente ai visitatori di superare in qualsiasi momento il tratto allagato. Poco più avanti, il sifone riemerge e i due condotti si riuniscono in cor­rispondenza di un profondo laghetto temporaneo dalle acque smeraldine.
Lasciato a sinistra l’imbocco della terza parte, si prosegue lungo una grande galleria ricca­mente concrezionata (Galleria Principale) fino a raggiungere uno specchio d’acqua (Lago dei Cristalli) che riflette un candido colonnato formato dall’unione di stalattiti e stalagmiti. Il suo fondo è in parte tappezzato da cristalli di calcite.
Proseguendo oltre una leggera strozzatura, si entra nella indimenticabile Sala del Ciondolo, dove a grandi drappeggi policromi, flessuosi e trasparenti, si affiancano grosse colate dai colori vivissimi e bizzarre stalattiti contorte. Il pavimento è interamente rivestito da estese incrostazio­ni calcaree e da massicce concrezioni stalagmitiche.
Segue la Sala del Crollo, alta più di venti metri, con imponenti colate di colore giallo e aran­cione che coprono e cementano un ammasso di blocchi rocciosi staccatisi dalla volta in tempi remotissimi, prima che avesse inizio il concrezionamento. Oggi l’azione cementante del carbo­nato di calcio rende impossibile qualunque nuovo crollo. Tra le forme armoniose di queste con­crezioni la fantasia dei visitatori riesce a scorgere veri e propri gruppi scultorei.
Più avanti, oltre la magnifica colata del Camino Rosa, particolarmente viva e traslucida, il sen­tiero attraversa la Sala dei Monumenti, ricca di stalagmiti, e la Galleria dei Drappeggi, ornata da flessuose sfoglie d’alabastro, sfiorando l’imbocco della Galleria Intermedia, via di ritorno del secondo itinerario. Pochi metri ancora e si raggiunge la base di un grande pozzo di oltre 40 metri. Durante le piene, dalla sommità di questa voragine, una fragorosa cascata precipita verso un oscuro crepaccio fiancheggiato da grosse stalagmiti piatte.
Procedendo ulteriormente, il sentiero si inerpica con una ripida scalinata verso il Valico, punto di divisione tra due aspetti completamente diversi del mondo sotterraneo: da una parte la bel­lezza raffinata e leziosa delle concrezioni, dall’altra l’orrida grandiosità di un ambiente primor­diale dove l’acqua di un fiume sotterraneo prosegue inesorabilmente la sua opera demolitrice, continuando ad ampliare sempre di più il reticolo delle gallerìe.
Secondo itinerario (durata: due ore)
La veduta del baratro dal terrazzino dove inizia il secondo itinerario è impressionante: la rego­larità delle pareti arrotondate è qua e là interrotta da creste e speroni d’erosione, mentre il “pavi­mento”, se così si può definire un pendio di 70 gradi, è inciso da un meandro scavato dal ruscel-lamento dell’acqua. Il sentiero scende deciso verso il fondo con una ripida e tortuosa scalinata che si arresta solo 45 metri più in basso, nella Sala delle Voci, ampio vano a sezione ellittica dove la particolare conformazione delle pareti crea effetti acustici molto suggestivi.
Oltre questa sala il condotto si stringe sensibilmente, costringendo i visitatori a chinarsi per qualche passo; poco più avanti, la volta si alza di nuovo, sino a raggiungere un’altezza di alme­no dieci metri nella Galleria delle Valli, da dove si stacca il sentiero in salita che verrà percorso al ritorno.
Proseguendo verso il basso, superato un altro salto di una decina di metri, si entra nel Salone dell’Acheronte, situato praticamente alla base del sistema carsico, dove si uniscono tra loro tre piccoli torrenti sotterranei. L’ambiente è caratterizzato dalla continua presenza dell’acqua e da grandiose manifestazioni erosive che modellano in maniera bizzarra la volta e le pareti. Il limo, fanghiglia finissima quasi ovunque presente in grandi cumuli sul pavimento, crea dei “plastici” che riproducono in maniera sorprendente montagne incise da valli, canaloni e calanchi. In que­sta zona della grotta può formarsi un grande lago sotterraneo quando le piogge esterne diven­gono particolarmente abbondanti. La visita prosegue lungo il fiume sotterraneo attraverso una galleria dalle pareti tondeggianti e levigate, per terminare nella Sala del Cupolone, dove inizia il misterioso lago-sifone oltre il quale l’Acheronte continua a fluire verso un mondo ancora scono­sciuto.
Al ritorno si percorre un ardito sentiero che, aggrappato a una parete strapiombante, collega la Galleria delle Valli con la Galleria Intermedia. Le pareti di quest’ultima sono rivestite da innu­merevoli concrezioni grigie che ricordano estese abetaie in miniatura, frati in processione, vege­tazioni sottomarine e gruppi di funghi. Superata un’alta sala situata alla base di una grande dira-mazione a sviluppo prevalentemente verticale, si raggiunge di nuovo il primo itinerario in corri­spondenza della Galleria dei Drappeggi, e lo si ripercorre in senso inverso fino all’ingresso.

Terzo itinerario (durata: tre ore)
La terza parte si stacca dal primo itinerario a circa cento metri dall’ingresso, in corrisponden­za del lago-sifone. L’inizio è costituito da due gallerie parallele, ricche di forme erosive, che immettono in una piccola sala caratterizzata da un’imponente colata rossastra sospesa su un ampio pozzo, dalla cui sommità si gode una suggestiva veduta sulla sottostante Galleria Principale. Superata quindi una lieve strozzatura, si entra in un secondo vano assai più vasto de precedente, ricco di scintillanti stalattiti, stalagmiti e colate di colore prevalentemente bianco.
Oltre questo punto, la grotta cambia bruscamente aspetto: dopo aver salito alcuni gradini, e si trova alla base di un enorme pozzo verticale di 90 metri (Pozzo dell’Infinito) dove le concre­zioni scompaiono quasi completamente, lasciando il posto a un ambiente orrido e affascinante la vista spazia lungo le nude pareti dell’abisso, interrotte qua e là dagli oscuri imbocchi delle dira-mazioni laterali. Qui il sentiero abbandona temporaneamente il pozzo per inoltrarsi, con una serie di rampe, all’interno di una fessura verticale ornata da graziose concrezioni.
Dopo un tratto pianeggiante, il sentiero si affaccia di nuovo sull’abisso mediante un ponticello sospeso a ventiquattro metri dal fondo; la veduta è imponente, in particolar modo è suggestive l’effetto delle gocce che, precipitando controluce nel vuoto, ricordano una pioggia di diamanti Più avanti il sentiero continua a salire lungo pareti strapiombanti, fino a giungere in un punto ne quale il pozzo è diviso in due da un ponte naturale isolato dall’azione erosiva di antiche casca­te parallele che tuttora ritornano fragorosamente attive quando all’esterno si verificano piogge a intensità eccezionale.
La salita continua scavalcando l’abisso mediante due ponticelli che conducono in un ampie vano laterale oltre il quale una rampa di scale scavalca di nuovo il pozzo, di cui si scorge il fonde da un’altezza di quasi 40 metri.
Pochi passi ancora e si entra nel Salone dell’Infinito, la cui volta è interamente solcata da une stretto meandro provocato dalla regressione di un’antica cascata che un tempo precipitava nel­l’abisso da novanta metri d’altezza.
Attraversato il salone, la visita termina in una forra nella quale, dopo intense precipitazioni, s può ammirare un’impetuosa cascata.
Ridisceso il pozzo si attraversa la Sala delle Meraviglie, ricca di concrezioni di ogni genere, e si raggiunge la Galleria Principale del primo itinerario mediante uno stupendo corridoio in disce­sa che attraversa una foresta di candide stalattiti e stalagmiti.
Il “terzo itinerario”, percorrendo anche il primo e il secondo consente la visita completa della grotta.

Informazioni utili per la visita
La Grotta del Vento è aperta al pubblico tutti i giorni dell’anno (Natale escluso). Dal 1° aprile ai 1 ° novembre, in tutti i giorni festivi del periodo rimanente, e nei giorni anche feriali compresi :-a il 26 dicembre ed il 6 gennaio si pratica il seguente orario:
1° itinerario: ore 10, 11, 12, 14, 15, 16, 17, 18.
2° itinerario: ore 11, 15, 16, 17.
3° itinerario: ore 10, 14.
Nei giorni feriali compresi tra il 2 novembre ed il 24 dicembre e tra il 7 gennaio e il 31 marzo e possibile visitare solo il 1° itinerario nelle ore seguenti: 10, 11, 12, 14, 15, 16, 17, 18.
Nei giorni di grande affluenza, per evitare sovraffollamenti e lunghe attese, i gruppi entrano •nan mano che si completano.
Per gruppi organizzati di oltre venti persone (agenzie turistiche, scuole, aziende, parrocchie, associazioni, reparti militari) la visita è possibile in ogni giorno dell’anno, purché prenotata con alcuni giorni di anticipo.
DIREZIONE GROTTA DEL VENTO, 55020 VERGEMOLI (Lucca), tei. 0583 722024 – fax 0583 722053. – sito internet: www.grottadelvento.com – e-mail: info@grottadelvento.com
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