Zona anticamente abitata da popolazioni dette apuani che erano insediati anche nei territori limitrofi di Lunigiana, Versilia e Appennino tosco-ligure. L’occupazione stabile dei romani in Garfagnana e in Lunigiana risale alla prima metà del I secolo a.C., talché le parlate locali risentirono in minor modo (rispetto ad altre) dell’influenza latina. Infatti ricerche filologiche recenti hanno dimostrato che sia le parlate Garfagnine, sia quelle di Lunigiana presentano substrati preromani, tanto da far classificare tali parlate fra le derivazioni gallo-romanze.
In concomitanza con la deportazione della quasi totalità della popolazione apuana ad opera dei romani nel 180 a.C. furono fondate le colonie di Luni e Lucca. La Garfagnana e tutta la valle del Serchio assunsero all’epoca la denominazione di Forum Clodii (cfr. Tabula Peutingeriana: Pars IV – Segmentum IV Immagine:Tabula peutingeriana copia.jpg). Gruppi di indomiti apuani, sfuggiti alla cattura, permasero tuttavia in zona per almeno altri cento anni controllando le alture della Garfagnana e della attuale Versilia, impedendo la realizzazione di un collegamento viario stabile tra Pisa e Luni lungocosta (cfr. Via Emilia Scauri e Lunezia).
Tabula Peutingeriana: Pars IV – Segmentum IV ; Rappresentazione delle zone Apuane con indicate le colonie di Pisa Lucca Luni, il nome “Sengauni” e, poco sotto, il “Forum Clodii”; il tratto Pisa Luni non è ancora collegato
Solo con l’avvento di Giulio Cesare (56 a.C.) gli apuani furono stabilmente sottomessi, allorché fu costruita una scorciatoia viaria tra Lucca e l’odierna Massa (l’attuale Via Sarzanese) che corre ai piedi della Garfagnana, lato mare. Dopo la caduta dell’Impero Romano, la Garfagnana fu occupata dai Longobardi di Teodolinda che avevano fatto base nella fortezza Aghinolfi a Montignoso (MS) e da dove partirono per estendersi ulteriormente verso il centro e sud Italia.
Dopo la caduta del dominio Longobardo, sotto l’incalzare dei Franchi di Carlo Magno, parte del Ducato longobardo di Lucca, la Garfagnana fu annessa alla marca di Tuscia. Dopo la definitiva vittoria dei franchi in Italia, il suo territorio venne diviso tra potenti famiglie feudali: Gherardinghi, Rolandinghi, Suffredinghi, di Dalli, Porcaresi, da Bacciano. Alcune terre erano in possesso di Matilde di Canossa, alla quale viene attribuita la costruzione di chiese e ospedali.
Alla fine del XIV secolo, la Repubblica di Lucca cercò di annettere la Garfagnana per aumentare il proprio potere di fronte a quello di Pisa e di Firenze. Le numerose incursioni di Castruccio Castracani consentirono a Lucca di occupare la valle, ma il potere dei signori garfagnini non fu mai completamente soffocato.
Nel XV secolo, a più riprese, i comuni di Garfagnana fecero atto di dedizione agli Estensi: al marchese di Ferrara Niccolò III d’Este nel 1429, per le vicarie di Castelnuovo di Garfagnana, di Camporgiano e di Gallicano; al marchese di Ferrara Borso d’Este, per la vicaria di Terre Nuove nel 1451. Non tutti i comuni decisero per questo passaggio di dominio dalla Repubblica di Lucca al Ducato di Ferrara. Alcuni, come Minucciano e Castiglione, restarono fedeli a Lucca. Altri fecero ritorno alla Repubblica, come parte della vicaria di Gallicano. Da questo momento, la Garfagnana si trovò divisa fra Lucca e Ferrara, con tutte le conseguenze che ne derivarono, specialmente nelle aree di confine. Fino alla metà del XIX secolo rimasero lucchesi i comuni attuali di Minucciano e Castiglione e parte di quelli di Gallicano (senza Trassilico) e Fosciandora (Treppignana, Riana e Lupinaia).
Dopo la devoluzione del Ducato di Ferrara allo Stato Pontificio, nel 1598, il potere estense si trasferì a Modena, che divenne da quel momento la capitale anche della Garfagnana. Per alcuni secoli, la Garfagnana fu in conseguenza una provincia del Ducato di Modena e Reggio. Nel XVI secolo ebbe come commissario, per conto di Alfonso I d’Este, il poeta Ludovico Ariosto, che amministrò la Provincia dal 1522 al 1525. L’amministrazione dell’Ariosto in Garfagnana fu caratterizzata specialmente dall’attività di contrasto del fenomeno del banditismo, particolarmente di quello annidato nell’alta Garfagnana, a Ponteccio[1]. Il commissario-poeta ebbe spesso a che fare anche col temibile Moro del Sillico, un bandito locale, oggi reso popolare da una festa organizzata dagli abitanti di Sillico nel quale sono rievocati gli incontri tra il poeta e il fuorilegge.
Dal 1859 al 1923 la Garfagnana fu incorporata nella provincia di Massa e Carrara. In questo periodo si verificò un grande flusso migratorio che spinse gli abitanti della valle a emigrare all’estero. I flussi migratori si diressero in particolare verso gli Stati Uniti e l’Australia. Dal 1923 la Garfagnana è entrata a far parte della provincia di Lucca.